Pluricompetenze

Pietro: io da grande voglio fare lo scienziato, arciere, che scopre le cose sul surf.

Dimenticanze

Giovanni: mamma, mi sono dimenticato una cosa!
Mamma: cosa?
Giovanni: non lo so! Ho detto che mi sono dimenticato!

Come si fa

Pietro: Giovanni, come hai fatto a disegnare un dinosauro così bello?
Giovanni: è facile!
(Pausa)
Giovanni: me lo ha fatto mamma!

Il lavoro

Giovanni: in che via abita il lavoro?

Il telelavoro secondo Giovanni

Giovanni: perché vai a lavoro?
Mamma: per lavorare
Giovanni: e che si fa al lavoro?
Mamma: si scrive al computer, si parla al telefono...
Giovanni: allora puoi lavorare qui.
Mamma: ma devo anche parlare con altre persone...
Giovanni: puoi invitarli a casa nostra i tuoi amici. Pure io voglio invitare Massimo a lavorare qui con me...

2 cappuccini

Mamma (alla cassiera del bar, dopo aver consumato): due cappuccini e due cornetti.
Marta (ad alta voce): ma quanti ne mangiate?

La stella

Giovanni: e se poi non ci ricordiamo in che stella è Lilli?

Per capirla va letta raccolta 2013: morire.

Ognuno ha la varicella sua


Purtroppo mi sollecita con questo: Varicella spazio temporale e quindi "rispondo". Da mamma a papà, ma soprattutto da varicella a varicella….

Pietro è una varicella soft, niente febbre, niente disagi, poche (grosse) bolle, poco prurito. Solo un po' di giorni a casa da scuola e i limiti alla socializzazione (di tutti) dati dal pericolo di contagio. E la (sua) paura delle croste che si staccano e che cadendo potrebbero, forse, fare un po' male.  

Giovanni è una varicella conosciuta, prevista ed annunciata. Come un po' tutto nei fratelli minori. Comunque una varicella "regolare": febbre, bolle, prurito. Ma Giovanni non chiede, Giovanni prende e pretende. E quello che prende non è l'essere accarezzato sulla schiena. E' un contatto fisico per cui ti viene addosso, ti manipola, ti schiaccia, ti si incastra come se, implicitamente, usasse il contatto con il corpo altrui per grattarsi. Anche se in realtà non penso l'obiettivo sia quello. Penso spesso che l'obiettivo finale  sia trovare il modo di rientrare ed essere un corpo unico con la mamma. Non che sia diverso dal solito, tranne che la varicella rende più  legittime le sue pretese. E così torna in braccio, a dormire nel lettone, a farsi imboccare… e sul prurito semplicemente rifiuta l'ipotesi di non grattarsi con un lapidario "Io lo voglio!". 

E il primo pensiero è il ci vuole tempo e pazienza ma detto a noi, non a lui. E anche per noi è di efficacia limitata. Il secondo pensiero è sul futuro, si. Ma non un futuro in cui rimpiangerai la poesia del presente. Il timore di come il suo non chiedere, pretendere, rifiutare e forzare regole e limiti potrebbe diventare a 20 anni. Il terzo pensiero, perché quello non manca mai, è un sottofondo di senso di colpa da madre lavoratrice per cui la colpa è del fatto che non ci sei abbastanza, che sente la mancanza e annessi e connessi...

PS: E comunque, qui (un po' accettato, un po' rifiutato, un po' abusato) è stata tutta una questione di talco mentolato, che il nostro pediatra è uno legato alle tradizioni (e forse mi è piaciuto subito anche per questo). 

Competenze

Pietro: Giovanni come hai fatto a disegnare un dinosauro così bello?
Giovanni: facile!
(Pausa)
Giovanni: me lo ha fatto mamma!

So' problemi seri

Giovanni: non riesco a controllare il cervello!

Dimenticanze

Giovanni: mamma, mi sono dimenticato una cosa!
Mamma: cosa?
Giovanni: non lo so! Ho detto che me la sono dimenticata!

Lui, Loro e gli Umani


C'era una volta un uomo che era mezzo alieno, mezzo ladro e mezzo uomo.

Lui non ricordava più dove era e gli sembrava di avere dentro tanti Lui di tanti colori.
Lui lavorava tutti i giorni in una miniera. Ma non in una miniera qualunque. Una miniera dove si raccoglievano pietre che portavano fortuna, come i quadrifogli.
Loro lo costringevano a fare il lavoro più pesante in miniera. Lui scavava. Loro raccoglievano le pietre. E poi le mandavano nell'universo,  dove c'erano gli umani.

Quando gli umani dormivano, Loro (altri loro) prendevano tantissimi quadrifogli, li plastificavano, spezzavano le pietre, ce li mettevano dentro e li ri appiccicavano.
Ma Loro (i loro di prima) dicevano sempre all'uomo "Oh, tu ci metti sempre delle fatiche" e lui si offendeva.

Ma un giorno, prima che Lui si offende di nuovo uno di Loro (uno nuovo, che non ritornava da tantissmo tempo e che prevedeva quel che succedeva) interviene. E spara a Loro con una pistola speciale che li fa diventare buoni. E da quel punto in poi sono buoni per sempre…

Loro in realtà erano Lui. Perché qualcuno (non si sapeva chi) aveva inventato una macchina che faceva tanti Lui. Quando moriva qualcuno questa macchina faceva che Lui usciva dal cuore e veniva fuori, dopo quindi era sempre Lui ma fuori.

E così finisce la storia.

Pietro (5 anni e mezzo)

PS: 
Mamma: Ma io non ho capito una cosa, ma se lui è ancora vivo come ha fatto la macchina a fare tanti Lui?
Pietro (sicurissimo): Questo resterà un mistero! Se non sanno chi ha inventato la macchina non sanno nemmeno bene come l'ha fatta funzionare. no?

PPS: Il gioco, arrivato da Babbo Natale (grazie!) si ispira a Gianni Rodari ed è facile. Giri i dadi. Componi una figura. E poi inventi una storia. Per leggere le altre storie scritte dai bimbi c'è un pure un blog http://fatatrac.blogspot.it

PPPS: la storia è raccontata da Pietro, scritta in diretta dalla mamma. I neretti e il titolo sono della mamma. 

Il sangue

Giovanni: Ma… il sangue che hai dato per i bambini. Come fanno a darglielo a loro, dopo? A farglielo stare appiccicato, dico…
Mamma: con una specie di punturina…
Giovanni: no, secondo me con lo sciroppo, che è una medicina ed è appiccicoso.

Raccolta 2013: Ridere e Piangere


Giovanni: lo so, non si può piangere sempre. Si piange solo per le cose gravi.
(pausa)
Giovanni: però a me mi piace tanto piangere.

Mamma e Pietro giocano a guardarsi negli occhi cercando di non ridere. Giovanni osserva e vuole provare. Dopo un secondo ride tutto soddisfatto per aver vinto.
Mamma: ma no, non devi ridere. Chi ride perde.
Giovanni: no. Non è bello così. Dico io la regola. Chi ride vince.

Mamma: Giovanni, puoi dirmi che c'è, senza piangere? 
Pietro: mamma, non si puo' chiedere di spiegare a parole a un bambino che piange!
Mamma: no? Perche'?
Pietro: perche' quando ti viene da piangere e' troppo forte e mica puoi smettere per parlare!

Mamma: e basta dire sempre cacca, puzza, piede... Non fa ridere!
Pietro (serissimo): veramente a me mi fa proprio ridere!

Mamma: ma, Giovanni, che noia tutto questo piangere, ma perche' stai piangendo, poi?
Giovanni (continuando a piangere): non mi ricordo più!

Raccolta 2013: Bello e Brutto


Marta (seduta sulla tazza del bagno guarda la nonna): però io vorrei una nonna giovane, bella e con gli orecchini 
Nonna: Eh... Gli orecchini ce li ho a casa, me li ha regalati il nonno... Però giovane e bella non si può...
Marta: no, giovane così vai bene, sei già un po' bella, ti servono gli orecchini per essere bella abbastanza

Pietro: la tua bici e' bella pero' fa schifo.
Mamma: come fa schifo?
Pietro: perche' e' nera, nero e' un colore che non piace a
nessuno. Non si puo' usare per le cose vere, solo per fare i bordi va bene.

Raccolta 2013: Bene e Male, Giusto e Sbagliato


Giovanni (appena sveglio): mamma, scusa che ieri sera ho fatto i capricci. Non lo faccio mai più.
Giovanni (5 min dopo): capriccio.
Mamma: ma Giò, ma un capriccio così subito? Ma allora hai detto che non li facevi più!
(pausa)
Giovanni (serissimo): non lo so perché l'ho detto.

Pietro (a Giovanni): cattivo!
Giovanni: io non sono cattivo. Io sono Giovanni Carnevali. E Giovanni Carnevali non e' cattivo.

Giorno di Banco Editoriale
Pietro: ma cosa è il carcere?
Mamma: la prigione.
Pietro: ma allora perché gli regaliamo i libri se sono cattivi? 
Mamma: e come fanno a imparare a fare le cose buone se stanno da soli in prigione senza nessuno che glielo spiega? 
Pietro: allora non è meglio che gli regaliamo un telefono, così glielo spieghiamo meglio?

Pietro: abbiamo comprato un libro per i ragazzi che hanno fatto le cose sbagliate e sono in prigione.
Papa': cosi' non si annoiano...
Pietro: no, cosi' leggono e imparano e quando escono fanno solo le cose brave.

Mamma: Pietro sei davvero stato bravissimo in questi giorni. Mi sa che sei diventato grande.
Pietro: no! E' che io ho imparato a decidere. L'importante e' fare sempre la decisione giusta.

Pietro: per decidere l'importante e' che sai pensare cosa ti piace e cosa non ti piace, cosa e' la cosa giusta e cosa' e' sbagliata.
Mamma: e che succede se ti piace una cosa sbagliata? 
Pietro: se ci pensi prima, fai la cosa giusta lo stesso, se ci pensi dopo l'importante e' rimediare.
(Pausa)
Pietro: per esempio, se tiri un pallone forte e rompi la porta di legno dopo puoi costruire una porta di sassi o di mattoni.... Questo e' rimediare.

Pietro (guardando una macchina che parcheggia in modo corretto): eh! Questo vuol fare il furbo!
Mamma: perche'?
Pietro: perche' vuole risparmiare i soldi della multa!

Giovanni: sono bravo quando faccio le cose sbagliate. 
Mamma: sei bravo quando fai le cose giuste.
Giovanni: no. Perché quelle sbagliate io le faccio bene. Proprio come voglio io.

Raccolta 2013: Rock e lento


Papa' mette una canzone di Baglioni con unico strumento la chitarra.
Pietro: questa non e' rock. Metti una che ha almeno anche un altro strumento.

Pietro: quando arriviamo a casa io al posto di riposare scrivo una canzone. Poi papà la canta. Ma deve cantarla veloce perché la mia è una canzone rock. Poi quando sono grande faccio un cd così lo ascoltiamo. Ma dobbiamo ascoltarlo a volume alto. Perché la mia è una canzone rock.
(pausa)
Pietro: però c'è un problema, perché io non so scrivere

(Arrivano le note di canzoni di Anna Oxa da una festa di paese vicina)
Papa': che musica e' questa?
Nonno: come si puo' chiamare? Musica leggera.
Pietro: leggerissima direi. Troppo leggera per essere rock. 

Raccolta 2013: genitori figli


Mamma: mi spiace che ieri ho stretto troppo il braccio, ma tu ti sdraiavi per terra. Cosa potevo fare?
Pietro: potevi usare una cariola.
Mamma: eh, si! Ma non ce l'avevo. Mica potevo lasciarti da solo per strada per andare a comprarla. Se camminavi tu era meglio, no?
(Pausa)
Pietro: eh, ci ho pensato, ma proprio non mi veniva la voglia. 
Mamma: di venire a casa?
Pietro: no, di obbedire!

Giovanni: (cercando di infilare le dita nel naso della mamma) cosa c'e' qui?
Mamma: Gio' smettila! Non c'e' niente.
Giovanni: e perche'? Nel mio c'e' le caccole!

Mamma (seria, al limite dell'arrabbiata): Pietro, certe volte io ti dico una cosa e tu non mi ascolti. E fai cose molto sciocche.
Pietro (serio, molto calmo): non e' vero che non ti ascolto. Io ascolto molto bene. E' che mi viene proprio voglia di fare il contrario! 

Raccolta 2013: la mamma è sempre la mamma, per ora


Giovanni: mamma, ho fatto un sogno bellissimo. 
Mamma: Ah, si
Giovanni: ho sognato te.
(pausa)
Giovanni: è bello sognare te. Perché non sogni anche te me?

Giovanni: mamma, tu sei bella.
Mamma: grazie.
Giovanni: mamma, tu sei bella anche col dente rotto. 
Mamma: grazie.
Giovanni: devi aggiustarlo, però.

Giovanni: mamma, ci sposiamo?
Mamma: io e te? Nooo, io sono la mamma. E poi ho già sposato papà.
Giovanni: ma io voglio che ti sposi con me.
(pausa)
Giovanni: e poi quando hai sposato papà io non c'ero.

(Alle 3 di notte irrompendo nel lettone)
Giovanni: mamma, mamma, svegliati, ti devo chiedere una cosa!
Mamma: cosa?
Giovanni: cosa stai facendo?

Giovanni: io dormo ma tu mi guardi, ok?

Giovanni (con faccia sconsolata): sono troppo corto. Non riesco a darmi i bacetti sulle guance.
Pietro (tutto tranquillo): non c'è problema. Te li può dare mamma.

Giovanni: Luna ha detto che la sua mamma si chiama Gabriella.
Mamma: ah, si? E come si chiama la tua mamma, lo sai? 
Giovanni: mamma di Giovanni! 

Raccolta 2013: Il cielo



Giovanni: credo che lo spazio fa' paura. 
Pietro: e' molto più buio della luce spenta.

Pietro: potete stare un po' zitti! Che se no non riesco a vedere le stelle!

Pietro: ma...se siamo in cima alla montagna e siamo più vicini al cielo...perche' il cielo non e' più vicino a noi?

Pietro: ho visto un aereo. Ci andiamo un giorno?
Mamma: si, un giorno andiamo.
Pietro: pero', sai cosa mi piacerebbe veramente? Andare sull'elicottero.
Mamma: beh! E' un po' più difficile. Anche io non sono andata mai. Ma forse un giorno, chissa'.
Pietro: si', pero', sai cosa mi piacerebbe di più di tutto? Un missile. Per andare sulla luna.
Mamma: questo e' un po' più difficile ancora. Non c'e' andato quasi nessuno.
Pietro: ma noi possiamo costruire un missile e la tuta da luna per me, mamma, papa' e gio'. Per me di taglia 3 anni. E mezzo. Per Gio' di taglia col passeggino.

Raccolta 2013: il mare


Giovanni: secondo me sotto l'acqua c'è qualcosa. 

Giovanni (davanti al lago): come c'e' venuta qui tutta quest'acqua?

Mirsada: c'è un feeling tra i bambini e il mare.
Pietro: feeling vuol dire che a me mi piace il mare e al mare gli piaccio io, giusto?
Mamma: si
Pietro: allora non è così. A me mi piace il mare. Ma noi non lo sappiamo se al mare gli piaccio io. E non lo possiamo sapere mai.

Raccolta 2013: Sposarsi


Pietro: la cosa che mi piace di più è il cioccolato. Quasi quasi io mi sposo col cioccolato.

Marta (a Pietro): noi siamo il principe e la principessa. Oggi è il nostro matrimonio. Per questo fanno la polenta per tutti.

Pietro: Ma anniversario cosa è?
Mamma: E' come hai fatto tu nel disegno. Che io e papà 6 anni fa' ci siamo sposati.
Pietro: No, nel disegno io ho fatto il matrimonio di te e papà. 
Mamma: Ma il matrimonio è che ci siamo sposati.
Pietro: No, io ho disegnato quel giorno lì. L'anniversario è adesso.
Mamma: quindi?
Pietro: Quindi voi siete sposati adesso.

Raccolta 2013: Da Grande


Giovanni: quando sono grande posso prendere anche io la tosse?

Giovanni: quando sono grande posso mettere il corpo da grande?

Giovanni: quando sono grande posso mettere la barba? Pietro: Giovanni tu non puoi avere la barba perché hai troppi pochi anni. Prima ci sono le elementari, poi il lavoro, poi viene la barba.

Giovanni: quando sono grande posso essere una tigre? 
Papa': no, tu sei un bambino.
Pietro: Giovanni, solo gli animali possono diventare animali. Uno struzzo da grande puo' diventare una tigre.

Mamma: non ti arrampicare sulla roccia che cadi.
Pietro (continuando ad arrampicarsi): ma e' che io voglio fare l'uomo ragno l'arrampicamuri.
Mamma: si, ma tu non sei l'uomo ragno.
Pietro (fermo a meta' senza saper più ne' salire ne' scendere): ora lo so!

Mamma: ma Giovanni sei bravissimo! E' perche' sei diventato grande?
Giovanni: no! E' perche' so imparare!

Mamma: Quando sei più grande si possono comprare, i pattini. Adesso, non ancora.
Pietro (rassegnato): lo so. Si puo' comprare solo quello che decide mamma.
(Pausa)
Pietro (soddisfatto): pero' si puo' sognare tutto quello che si vuole!

Raccolta 2013: Morire


Papa': Pietro guarda quante stelle.
Pietro: possiamo salutare lo zio che e' andato sulla stella? 
Mamma: certo! Poi, oggi e' proprio il giorno per ricordare tutti quelli che sono andati su una stella. Anche i miei nonni...
Pietro: ho un'idea. Possiamo fare un disegno con tutti i nostri amici che sono andati sulla stella? Ci scriviamo i nomi. E lo appendiamo a casa. Cosi' non li dimentichiamo mai. Possiamo?

Pietro: ma c’è una stella abbastanza grande per starci tutti assieme, quando siamo morti? Tutta la famiglia, dico.

Pietro: però io non voglio morire. Nemmeno tra tanto tempo. Nemmeno se voi siete già morti.

Pietro: io da grande invento una macchina che ci entro dentro, voi schiacciate una leva e io divento che non muoio mai.
Perà ve lo dico io quale leva. Che se no voi vi sbagliate leva e io esplodo.
(pausa)
Anzi, meglio che invento una macchina con una leva sola. Così non c’è pericolo.

Pietro: poi io ci faccio passare tutti nella macchina che invento. Tutto il mondo. E anche tutti quelli che sono già sulle stelle.
(pausa) 
Pietro: Ma prima noi quattro, però. Giusto?

Raccolta 2013: Nascere


Giovanni si ricorda quando lui e Pietro erano nella pancia della mamma, insieme. Dice.
Pietro di quando era nella pancia non si ricorda niente. Dice. Ma pensa che ogni tanto faceva un po' freddo e per scaldarsi si nascondeva dietro il cuore della mamma.

Mamma: Giovanni, se nonno e nonna non si incontravano e non si volevano bene non c'eravate nemmeno voi. Perché papà e zia Cristina quando erano piccoli piccoli erano nella pancia di nonna, giusto?
Pietro: e nella pancia di nonno chi c'era?

Papà: quando sei uscito dalla pancia di mamma piangevi, sai?
Pietro: e quando sono entrato?

Giovanni: quando ero piccolo ero dentro nella pancia! 
Mamma: e' vero! E come era?
Giovanni: piccolo piccolo, morbido, caldo, bagnato. 
Mamma: veramente?
Giovanni: si, avevo tutti i capelli bagnati!


Raccolta 2013: Fratelli


Giovanni: giochiamo agli esploratori?
Pietro: no, giochiamo agli allenamenti?
(Giovanni piange capriccioso)
Pietro: io non devo picchiarti, ma tu non devi piangere. Se non siamo d'accordo dobbiamo discutere.

Pietro: è una chiave magica, se ce l'hai in mano puoi desiderare quello che vuoi.
Giovanni: ma poi si avvera?
Pietro: Beh, no.
Giovanni: allora io posso farlo pure senza chiave.

(Giovanni tenta di dare una spinta a Pietro, sbaglia mira, sbatte contro il muro e piange)
Giovanni: Mamma, Pietro mi ha fatto male....
Mamma: no, Giovanni, ti ho visto, ti sei fatto male da solo. Pietro: ma si è fatto male perchè gli ho dato un pugno. Mamma: Pietro, non è vero, stavo guardando, non gliel'hai dato.
Pietro: Ma volevo darglielo, veramente.

Giovanni (correndo fuori dalla stanza del fratello): Pietro ha detto una cosa bruttissima!
Mamma: davvero? E cosa?
Giovanni: Vai via.
(Pausa)
Giovanni: A me!

Pietro: sono arrivato prima io! 
Giovanni: no, sono arrivato prima io! 
Papa': pari...
Giovanni: Io sono arrivato pari! 
Pietro: no, io sono arrivato pari!

Raccolta 2013: Questioni di fede


Pietro: ma Gesù però non ci risponde mai?
Mamma: se stai attento ti risponde.
(pausa di riflessione)
Pietro: però, non ho capito, perché non può parlare ad alta voce?

Tutti: Padre nostro che sei nei cieli...
Giovanni: no, non è così!
Mamma: cosa?
Giovanni: non è in cielo. È qui (indica il cuore), è vicino, non è lontano. Non è valido.

Mamma: cosa avete fatto a religione?
Pietro: abbiamo parlato di Gesu'. Ma te lo racconto dopo. 
Giovanni (indicando il crocifisso): di quello!
Pietro (spazientito): si, ma quella e' la fine della storia.

Mamma e Pietro a Messa. Cercando di spiegare la presenza di Gesu'.
Mamma: e' come quando la mamma non c'e'. Non la vedi,
ma tu lo sai che c'e' e ti vuol bene lo stesso, no?
Pietro (pensandoci): e' proprio questo il punto. Io quando la mamma non la vedo non lo so proprio bene bene che c'e'. E poi non so cosa fa'. E poi comunque non e' con me e mi manca.
(Pausa)
Pietro: quindi e' meglio se Gesu' si fa vedere.

Pietro: sto pensando che non ho capito una cosa.
Mamma: cosa?
Pietro: come hanno fatto le prime persone, quando erano piccole, che nessuno li curava?
Mamma: Eh, bella domanda, secondo te come hanno fatto? Forse i primi sono arrivati già grandi?
Pietro: no, questo non è possibile.
Mamma: e allora come è?
Pietro: doveva esserci qualcuno che c'era già, prima. Che li curava. Per forza.

Papà (parlando con la mamma): il papa ha preso possesso di san Giovanni.
Pietro (a Giovanni): questa è la tua chiesa. Ma non è più tua. 
Giovanni: perché?
Pietro: perché se la è presa il papa.

Pietro nota che il signore che solitamente e' inginocchiato a chiedere l'elemosina davanti al supermercato non c'e'. 
Pietro: oh, finalmente gli hanno dato abbastanza soldi che e' andato a comprarsi una casa e adesso e' a casa sua.

Raccolta 2013: Questioni di genere


Giovanni: Mamma, metti il rossetto?
Mamma: e cosa è il rossetto?
Giovanni: quella cosa rossa, con la punta, che scrive rosso sulla bocca.
Mamma: e a cosa serve? A essere più bella?
Giovanni: No! A diventare femmina!

Giovanni: le femmine sono belle i maschi sono brutti. 
Pietro: perché?
Giovanni: perché le femmine sono mamma.

Giovanni: Non voglio dormire da solo. Voglio dormire con qualcuno. Voglio stare con una femmina.

Giovanni: mamma, tu ce l'hai il piselletto?
Mamma: no, io no.
(Pausa)
Giovanni: non ti preoccupare, quando sei grande ti viene!

Giovanni (passando davanti al negozio di giocattoli): un giorno compriamo la carrozzina rosa da spingere? 
Pietro: ma e' da femmina!
Giovanni: un giorno, quando divento femmina la compriamo?

Pietro: Giovanni, giochiamo a fare mamma e papa'? 
Giovanni: io faccio papa' e vado su questo cuscino. 
Pietro: e io faccio mamma e vado su questo cuscino. (Pausa)
Pietro: ma come facciamo che siamo due maschi? 
Giovanni: non lo so!
Pietro: facciamo due papa'!