Babbo Natale

Giovanni: aveva ragione Pietro. Che babbo natale sa tutto. 

Mamma: davvero? 


Giovanni: si. Perché ci ha portato certe cose che abbiamo chiesto e certe cose che non abbiamo chiesto ma che ci piacciono tanto lo stesso!

Abbracciabile


(Messa di Natale)

Dio che viene nel mondo come un neonato.
E' un Dio che sceglie di essere abbracciabile. 

Giovanni: che vuol dire abbracciabile?
Mamma: che si può abbracciare.
Giovanni: io sono molto abbracciabile!

Modernità

Mamma, papà e zio chiacchierano tra loro commentando il treno italo appena preso. Appezzamenti vari. Ma scetticismo sulla scelta di rendere automatica la chiusura del bagno. 

"Va bene tutto. Ma un bel tac tac meccanico come prima era meglio. Che non si sa mai".

Pietro si inserisce nel discorso: "ieri era prima. Adesso è il futuro. Le cose devono cambiare".

(E la situazione è la sintesi perfetta dello scarto. Per quanto innovativo o aperto al cambiamento, c'é sempre qualcosa che tu reputi troppo e che la generazione dopo reputa normale).

Perché metto le foto dei miei figli online...

Due figli e una nipote
Il titolo non è mio. Così come non è mio l'articolo. Ma lo prendo in prestito perché ci trovo una serie di affinità e perché mi trovo spesso a motivare la mia scelta... 
Qui c'è il post originale intero. Ma io lo prendo a pezzi. 
Il mondo dei genitori sul web si suddivide in 4 categorie
1) Non pubblico le foto dei miei figli perché a me non va. Non mi sento a mio agio nel farlo e non lo faccio. Ma non giudico chi lo fa.
2) Non pubblico le foto dei miei figli online perché internet è il male e tutti voi che lo fate siete dei degenerati e non tenete ai vostri figli!!
3) Pubblico le foto dei miei figli perché penso non ci sia niente di male. Non c’è niente di male nemmeno nel non pubblicarle.
4) Pubblico le foto dei miei figli e voi che non lo fate siete solo dei paranoici perbenisti ottusi.
Un po’ di tempo fa ho visto quest’articolo scritto da Chiara di “machedavvero”, ricondiviso da diversi miei contatti su facebook dal titolo: Perché non metto le foto di mia figlia online
L’ho letto anch’io e devo dire che le motivazioni sono assolutamente condivisibili, capisco e non ho niente da contestare a chi decide di non mettere le foto dei propri figli online.

E’ una scelta del tutto personale perciò mi sembra scontato che NESSUNO possa dire a qualcun altro “metti su internet le foto di tuo figlio!”. Quindi questo NON è un articolo scritto per cercare di convincere chi la pensa diversamente a comportarsi in modo diverso.
Ma io (appartenente alla categoria 3 dell’elenco qui sopra) le foto dei miei figli ce le metto. Così come tanti altri genitori. Sono una madre sconsiderata? Siamo genitori sconsiderati? Magari per qualcuno sì, liberi di pensarlo…
Comunque questi sono i miei motivi del perché lo faccio e del perché non ho in programma di smettere a breve. 
1) Ho amici e parenti lontani, a svariate centinaia di km di distanza… per i miei genitori, mia sorella, i miei zii, cugini, amici, vedere le foto della nostra routine quotidiana è un modo per partecipare alla nostra vita. Per sentirci (e sentire i propri nipotini) meno lontani. Potrei mandare un’email a ognuno, ma no, non sarebbe la stessa cosa. Seguire un profilo di facebook, instagram, il blog è un po’ come seguire un diario, con la bellezza di poter vedere quel che succede quasi in tempo reale, di scambiarsi commenti immediati. Per quanto mi riguarda ci sono persone che si collegano apposta per vedere se ho pubblicato nuove foto o video dei bimbi, e se per qualche giorno non ne metto nemmeno una iniziano a chiedermi quand’è che ricomincio a pubblicare qualcosa.
Quello di poter condividere i progressi, le marachelle, le faccette buffe dei miei bambini con le persone a cui tengo che non possono viverli da vicino è uno dei motivi per cui sono su Facebook.    
Ecco, questo motivo è anche mio. Di sicuro. 
2) Se “rubano” la foto di mio figlio, in realtà, non succede ‘niente’. Mi spiego meglio: sul blog di “machedavvero” si legge della sua esperienza con una foto della pancia rubata e si chiede “se fosse successo con una foto di mia figlia”? Anche a me è capitato molte volte che una mia foto venisse usata da altri (delle mie vignette poi, non ne parliamo!), in siti vari e per scopi vari…cos’ha comportato questo? Niente, a parte il fastidio nel vedere un mio scatto usato senza permesso, ma per una pura questione di gelosia e diritti di copyright. Se succedesse con una foto dei miei figli? Se un giorno scoprissi un primo piano del mio Paciocchino gira su facebook con la scritta glitterata “buon giorno” (che sicuramente avete condiviso almeno una volta, senza chiedervi chi fosse il bambino della foto) in sovrimpressione cosa comporterebbe?? Mi darebbe fastidio, sì lo ammetto… ma per lui, a conti fatti, non rappresenterebbe un danno o un pericolo reale.
Ecco, anche questo motivo è mio.  
3) I pedofili esistono anche offline. Ed è a quelli che voglio stare molto attenta. Se un pedofilo tra l’infinità di foto disponibili online decide di fantasticare proprio su quelle innocenti e totalmente prive di malizia dei miei beh…è comunque qualcosa da cui non ho voglia di farmi condizionare, come non mi faccio condizionare da ciò che può passare per la testa delle centinaia di persone che incrociamo per strada ogni giorno e che vedono i miei figli dal vivo (e tra di loro qualche pedofilo ci sarà di certo ma questo non vuol dire che li debba far girare mascherati).
Questo è più delicato. Perché l'idea del pericolo per i figli e di come gestirlo è un pensiero difficile da gestire. Però, si, non riesco a vedere un pericolo che abbia una ricaduta reale su di loro dal mettere le foto online.  
6) Per quanto riguarda il discorso privacy, molti genitori non pubblicano immagini, ma racconti per filo e per segno (su blog , facebook ecc) di tutto ciò che fanno/dicono i loro figli. Leggo riportate intere conversazioni, momenti simpatici ma a volte anche imbarazzanti, sfoghi riguardo ai comportamenti dei loro figli… E secondo voi è meno lesivo della loro privacy scrivere a parole qualcosa piuttosto che far parlare un’immagine? Per me non cambia poi molto. Se un genitore non pubblica le foto del proprio figlio per difendere la sua privacy, per lo stesso motivo dovrebbe anche evitare di parlare di lui visto che il risultato alla fine è sempre quello: gli altri sanno i fatti suoi e voi non sapete se è ciò che lui avrebbe voluto.
Ecco, io online metto le foto. Ma pure le parole. Anzi, più parole che foto. E il tema di se questo in qualche modo sia una forma di "violenza" su di loro me lo sono posta. Più per le parole che per le foto, direi. La soluzione non è definitiva. Ma per ora funziona così: nonostante io pubblichi molto, non pubblico tutto. Prima di pubblicare mi chiedo se è una cosa che in qualche modo può non essere loro gradita. E ci sono cose che mi sembrano non opportune o troppo "private" (rispetto a loro, non a me) e che non pubblico. E so che il mio "citazioni domestiche" è una cosa che non potrà andare avanti all'infinito. Perché il modo di parlare a 5 o 6 anni è una cosa e dopo è un'altra. Ma soprattutto perché la loro autonomia e bisogno di privacy cambia con il tempo. Quindi considero questa una fase. Anche un po' magica. E cerco di godermela, per quanto posso, come posso, fino a che posso. 
5) Prendiamo continuamente decisioni per i nostri figli. E se scoprissimo, una volta cresciuti, che i nostri figli non avrebbero voluto apparire online? E se scoprissimo che non avrebbero voluto i capelli lunghi ma corti o viceversa? E se scoprissimo che il colore che avrebbero scelto per la loro cameretta non sarebbe stato l’arancione ma il nero? E se avessero voluto uno svezzamento vegano? E se scoprissimo che non avrebbero voluto essere battezzati (o avrebbero voluto esserlo stati?) e se…….
Beh, se quando cresceranno mi renderò conto che quel che sto facendo va contro la loro volontà sicuramente farò di tutto per modificare il modificabile. Smetterò di pubblicare cose che li riguardano e se vorranno cancellerò quello che c’è, se vorranno il battesimo li battezzerò, se vorranno un taglio di capelli diverso glielo farò fare, se vorrano cambiare abitudini alimentari le cambieranno…
Non si può tornare indietro nel tempo, ma si può sempre cambiare rotta e spero di essere in grado di far capire ai miei figli che le scelte che ho preso per loro sono state guidate dalla convinzione di star facendo qualcosa di buono, ma che se necessario sono sempre pronta a tornare sui miei passi.
(ma in realtà già me li vedo, adolescenti, a farsi e pubblicare selfie :P magari abbigliati in qualche modo assurdo…altro che ).
A questa ci credo anche maggiormente. E la pubblicazione online è davvero un particolare rispetto al resto. Cioè, non credo ad una educazione alla neutralità. Si educa a qualcosa. Si fanno scelte. Si propone ciò in cui si crede e ciò che appassiona. Si condivide quello che si vive. E forse sui fondamentali sono anche meno "adattabile" di quanto c'è scritto sopra. Su altre cose si tiene conto delle loro attitudini e interessi. Ma da genitori si fanno comunque delle scelte per i figli. La scelta è totale da piccolissimi e piano piano con il tempo lo spazio di autonomia aumenta. Ma non rinunciamo a portarli a fare passeggiate in montagna perché da grandi potrebbero dirci che a loro non piaceva.

 8) E se un giorno vedessero tutte le cose della loro infanzia che avete pubblicato??? Beh, in quel caso (almeno nel mio caso) allora non potrebbero che avere un’ulteriore conferma di quanto siano stati amati. Sfoglieranno questo diario virtuale e si imbatteranno in tutto l’impegno che ci ho messo (abbiamo, considerando anche il papà e tutti quelli che ci hanno messo del loro) per renderli felici, curiosi, liberi.
Vedranno che ogni giorno, anche nel più faticoso e sfortunato, è stata spesa una parola dolce e orgogliosa nei loro confronti.
Guardando quella foto forse tornerà loro in mente il bel gioco che avevamo fatto quel giorno, ripercorreranno tutte le esperienze divertenti fatte insieme, rivivranno quel momento di coccole e ripenseranno a come fosse essere così piccoli, vedranno come prendevamo a ridere le loro marachelle e con ironia i problemi e potranno anche leggere tutti i bellissimi commenti (di amici e parenti, ma anche di persone che forse nemmeno conosceranno mai, ma che li hanno visti crescere ) che accompagnano le foto e i post che li riguardano. Probabilmente si faranno tante di quelle risate…!
Se fosse successo a me di scoprire una cosa del genere da parte dei miei genitori mi sarei sentita davvero tanto felice e amata…e magari mi sarei tenuta per me qualche rispostaccia da adolescente in crisi. Ecco, io penso che questa potrebbe essere una probabile conseguenza della “shoccante scoperta". 
Loro non lo scopriranno da grandi. Loro lo sanno da ora. E per ora non hanno da ridire. E comunque penso che da grandi (forse nemmeno tra tanto tempo) avranno molte cose da rimproverarci (e in particolare da rimproverarmi). Perché è la dinamica "giusta" e normale tra genitori e figli.  Ma anche perché di limiti specifici miei da mamma me ne vengono in mente molti. E sono sicura che loro non mancheranno di riconoscerli e sottolinerarli.  

Potrei sbagliare ma secondo me i loro "rimproveri" avranno a che fare con tante cose prima che con lo scrivere di loro. 
Ma (ancora più in fondo) c'è l'idea che i figli non siano "miei" (o "nostri" nel senso di noi due genitori). 
E (più banalmente)... c'è chi fa le torte. C'è chi fa i maglioni. Io uso le parole e (a volte) le immagini. 

Halloween e Ognissanti



Mamma: Ma lo sai che festa è domani, veramente?
Pietro: Si, lo so.... Festa di tutti i morti e tutti i santi.
Mamma: Domani è tutti i santi, il giorno dopo tutti i morti.
Pietro: però... tutti i santi sono morti.

Pietro: io voglio essere un santo?
Mamma e Papà: .... ?
Pietro: Quello che ammazza il drago!

Mamma: Pietro, ma... veramente... Halloween non esiste...
Pietro: Beh, però un po' esiste. E' pure nei compiti...

Papà: quando io ero piccolo Halloween non esisteva.
Pietro: No, veramente esisteva, solo che era in un altro posto.

Mamma: Giovanni lo sai che festa è oggi?
Giovanni: Si! Festa.... de Santis!
(ndr Villa De Santis è il parco vicino casa) 

Quasi una recensione a 4 mani (si capisce no?)

Giovanni: Il 5 ci ha portato un cartone. 

Mamma: non è un cartone, è un film.

Giovanni: (spazientito) Uffa.... Cartone è un modo di dire. 

Pietro: Ci sono due jedi. I due Jedi si sono travestiti per entrare nella nave dei cattivi. 

Giovanni: e hanno le spade laser.

Pietro: Poi lottano contro i cattivi.  Poi i cattivi mettono gli scudi per non farli entrare.  Poi sono usciti (sono saltati via).  Hanno trovato una gigante nave.  Hanno trovato uno con le orecchie lunghe che gli ha mostrato una città dove c'erano tanti come lui.  

Giovanni: che vincono. 

Pietro: Quello viene dopo. 

Pietro: e c'era un re che sembrava una rana che gli ha dato una nave per andarsene. 
Quella nave era pure un sottomarino.

Giovanni: entravano pure nell'acqua con il sottomarino.

Pietro: una volta un pesce grande voleva mangiare la nave ma non c'è riuscito. Poi sono andati in una grotta dove c'era un pesce ancora più gigante che li voleva mangiare.  Ma.... un pesce più gigante ancora ha mangiato il pesce gigante.

Giovanni:  Poi stavano andando e il motore si è rotto.  

Pietro: Il motore si è rotto e sono atterrati su un pianeta. In quel pianeta sono andati in un negozio che c'era un motore che gli serviva.  In quel negozio c'era il ragazzino.

Giovanni:  Il ragazzino aveva sconfitto la nave dei cattivi. E quella nave comandava tutti quei robot.  Però i robot erano spenti e non potevano più attaccare. 

Pietro: No, questo è più super avanti...

Giovanni: Poi un jedi ha fatto fare una corsa al ragazzino per farlo andare sulla nave.  Ma le altre navi erano tutto intorno. Ma mentre gli altri partivano, lui è rimasto indietro. Ma poi il ragazzino ha vinto la gara.  

Pietro: Non va bene, non puoi raccontare andando avanti e indietro. 

Giovanni: e c'era un cattivo con la doppia spada laser, che era caduto. E poi aveva vinto un Jedi. E poi il cattivo era morto. 

Pietro: così non si capisce niente, vuoi mettere in fila la storia?  Puoi fare una correzione alla cosa che ha detto prima Giovanni?

Pietro: Quando aveva attaccato la nave dei cattivi aveva distrutto il generatore di energia. Senza il generatore di energia i robot erano scarichi. Per questo non funzionavano. 

Pietro: Poi combatteva. E cadeva. Ma restava attaccato con una mano. E usava i suoi poteri per prendere la spada di mano all'altro Jedi e farlo cadere giù. 

Pietro: Poi quelli con le orecchie lunghe vincevano. 

Pietro: così finisce. Scrivi "Fine". Ma mettici la stanghetta con il punto sotto che devi dirlo forte. 

Mamma: c'è tutto? 

Giovanni: no. Manca il nanetto. Che è vecchio e quindi non può più combattere. 

Giovanni: però in un altro pezzo che non abbiamo visto era giovane. perché per forza se adesso è vecchio vuol dire che prima era giovane. Pure se noi non lo abbiamo visto. 

Pietro: no, questo non vale. Questo non ci può andare nella storia. Cioè il vecchietto si. Che prima era giovane no. Non si può raccontare quello che si pensa mentre si vede il film. Solo quello che si vede. Se no si fa confusione e non si capisce niente. 


Le mani

(Su un sentiero, in un pezzo un poi difficile)
Mamma: vuoi una mano?
Marta: no, non sto usando nemmeno le mie...

almeno

Giovanni: mamma, sai che Lilli è morta?
Mamma: eh sì, lo so..
Giovanni: ed è andata su una stella!
Mamma: è vero. E ti dispiace?
Giovanni: no.
Mamma: come mai?
Giovanni: perché almeno sei rimasta tu!

banale



Pietro: sei banale, Gormito!
Papà: che vuol dire banale?
Pietro: non lo so.
Mamma: e allora perché lo dici?
Pietro: mi ricordo solo che è una cosa brutta...

una mano

(Su un pezzo di sentiero un po' difficile)
Mamma Simona: Marta, vuoi una mano?
Marta (sicura): no! Non sto usando nemmeno le mie!

il capo

(In passeggiata, per staccare Giovanni dalla mano della nonna, già in difficoltà di suo, in un pezzo non facile...)
Mamma: vai davanti a tutti con lo zio che così sei il capo che fai strada a tutti...
Giovanni: io voglio essere il capo qui con la nonna.
Mamma: ma il capo non sta qui. Sta davanti. 
Giovanni: se sono il capo posso decidere di stare qui con la nonna.

gli alberi

Giovanni: mamma, sai cosa da fastidio agli alberi?
Mamma: cosa?
Giovanni: che la corteccia gli sta addosso tutto il giorno!

lei non sa chi sono io

(All'ennesimo tentativo di mandare a letto)
GIovanni: perché io devo andare a letto e tu puoi stare sveglia?
Mamma: perché io sono grande.
Giovanni: io non sono affatto piccolo!
Mamma: va bene, sei grande. Allora....diciamo perché tu non sei una mamma...
Giovanni: è vero. Ma guarda che io sono Giovanni!

guardare

(Al parco)
Giovanni: mamma, mi aiuti?
Mamma: aspetta, sto aiutando Pietro. E quello lì lo sai fare da solo...
(Appena mamma va da Giovanni lui fa da solo)
Mamma: vedi che lo sapevi fare? Non volevi aiuto, volevi che ti guardavo.
Giovanni: guardare è aiutare.

La cosa peggiore

Giovanni: sai una cosa proprio peggiore? che se si stacca la lingua non si può più attaccare. Nemmeno con lo scotch.

Pagare

Giovanni: Pietro ha detto che questi li abbiamo pagati. Ma non è vero. Non li abbiamo pagati. Abbiamo solo dato i soldi e basta.

acqua liscia

Pietro: questa acqua non è liscia.
Mamma: ma guarda che non è frizzante.
Pietro: è un po' liscetta ma pure un po' frizzantina, ma senza che pizzica alla lingua...

sciopero

Pietro: ma i nonni non fanno mai sciopero?

Lontano e vicino

Mamma: non fate casino sulle scale che vi sentono tutti, pure i nonni giù.
Giovanni: i nonni non possono sentire, sono lontanissimi.
Pietro: i nonni non sono lontani. Sono vicino alla porta. Noi siamo lontani dai nonni.

il dormentone

Giovanni: c'ho il dormentone.
Mamma: cosa è il dormentone?
Giovanni: quello che è una canzone brutta, ti entra nella tua testa e non riesci più a dormire. Anche se ti attappi le orecchie non esce. Anche se apri la bocca non esce.

Inutile

Mamma: Giovanni smettila. 
Giovanni: io non posso smetterla. È il mio cervello che decide. Io non comando niente. Quindi è inutile che mi dici le cose a me.

tornare

Giovanni: ma papà non torna più?
Pietro: certo che torna, domani sera.
Giovanni: a me mi pare che oggi era già domani sera, ma non è ancora tornato.

Molesti

Mamma: certo che siete proprio...molesti!
Pietro: almeno potevi dire "scocciosi" che noi molesti non lo capiamo...

regali di compleanno

Mamma (stuzzica Pietro che è curioso in attesa del regalo di compleanno): è una scatola di spinaci. Ma bella, eh, col fiocco...
Marta (ridendo): ma non può essere.... dai, zia, non si possono regalare cose da mangiare per il compleanno...
Mamma: come no, certo che si può!
Pietro (tagliando corto): si può, ma solo se compì almeno...30 anni. Ai bambini di 6 è vietato regalare da mangiare...

Domani e dopodomani

Giovanni: domani e dopo domani è la stessa cosa. E' sempre non oggi. 

A 6 anni

Mamma: ma a 6 anni puoi bere il caffè o la birra?
Pietro: noooo... Quello a 18 anni. Oppure a 8.

Le cose che so

Pietro: io non lo so cosa ha fatto di regalo i nonni, gli altri nonni, mamma e papà...Però so solo una cosa...
Mamma: cosa?
Pietro: che non si sono dimenticati!

Oppure

Papà: adesso allora andiamo a comprare le ciabatte oppure...
Pietro (interrompendo): andiamo all'oppure!

Leggere

Mamma: sai che i libri fanno diventare grandi? Che impari tante cose?
Giovanni: si, lo so.
Mamma: e chi te lo ha detto? La maestra?
Giovanni: no, lo so perché ho letto tanti libri.

Non solo bello

Mamma: Giovanni, sai che la nonna Mariella ha visto la foto del bacetto e ha detto che sei bellissimo?
Giovanni: allora devi mandargli l'altra foto. Quella che faccio bene il bagno dai nonni. 
Mamma: perché?
Giovanni: perché non sono solo bellissimo, sono anche bravo!

Dormire

Giovanni: perché vuoi dormire con papà e non vuoi dormire con me?
Mamma: perché io e papà ci siamo sposati e vogliamo dormire assieme. Io ti vengo a dare bacetto, abbraccio, buona notte e tu dormi.
Giovanni: no, perché io non voglio dormire da solo. Io sono come papà. Io voglio dormire con una persona grande. Vera e femmina. 
(Mamma fa la faccia strana non sapendo a cosa appellarsi)
Giovanni: io c'ho ragione. Ma tu non capisci. Perché sei femmina. Tu non vuoi una femmina grande per dormire. Tu vuoi un maschio, come me.

perdermi

Giovanni: mi fa paura perdermi. 
Papà: stai qui vicino.
Giovanni: no, mi fa paura perdermi nel cervello.

furbo

(Mostrando un pupazzetto nuovo)
Pietro: ce l'ha dato un signore furbo davanti a scuola.
Mamma: perché furbo?
Pietro: perché lui ce lo dà gratis. A noi ci piace. E poi andiamo in edicola a prenderne altri che pensiamo che sono gratis pure quelli invece si pagano ma noi lì vogliamo tanto e i nonni ce li prendono lo stesso.

crescere

Giovanni apre da solo il portone pesante.
Mamma: bravo Giovanni, ce l'hai fatta.
Giovanni: e certo, è perché sono cresciuto!
Mamma: ah, vedi? Allora è bello crescere. 
Pietro: si, che se cresci apri i portoni, ti passano le paure...

L'insonnia



Giovanni: mamma, ho l'insonnia.
Mamma: ah si? E cosa è l'insonnia.
Giovanni: che qualcuno non può dormire mai e poi fa i brutti sogni.
Pietro: no, i brutti sogni non c'entrano. È se non dormi. Per sempre.
Giovanni: mamma, io c'ho tanta insonnia. Quella per sempre. 
Pietro: ma se poi dormi sempre... Non è "l'insonnia per sempre"...
Giovanni: perché quando finisce "l'insonnia per sempre" poi dormo.
Pietro: "per sempre" non finisce mai.
Giovanni: il mio "per sempre" finisce.


Mamma: dai, Giò, mettiti giù a dormire così ti passa l'insonnia.
Giovanni: l'insonnia non mi passa nemmeno quando dormo.

Dormire

Giovanni: però, perché tu dormi con papà e io dormo con nessuno?

L'occhio

Giovanni: mamma, mi è entrato il sonno in un occhio! Mi prude!

25 aprile: la liberazione oggi si chiama disarmo




Pietro: il nonno è nato che c'era ancora la guerra.
Mamma: si, è vero. E lo sai che giorno è domani?
Pietro: si, il giorno che si fa la festa perché è finita quella guerra. Quindi domani si fa una festa con la torta.
Mamma: beh, con la torta non lo so.
Pietro: si, facciamo una torta con sopra disegnato un fucile e sopra il fucile una croce che vuol dire "fucile no" "guerra no".

Pietro: ma questa festa di domani c'è tutti gli anni?
Mamma: si, per ricordarsi.
Pietro: quindi oggi è la festa che è l'ultimo giorno che c'era la guerra. Anche oggi dobbiamo fare la festa.

Diciamo che Pietro nella sua interpretazione della giornata di domani si avvicina inconsapevolmente a tutti quelli che saranno a Verona ad #Arenadipace... http://arenapacedisarmo.org 

E poi la questione della festa e del fucile è proseguita con un escalation di Pietro che vuole costruire una cartello con il fucile con la X sopra da mettere fuori dalla finestra per farlo vedere a tutti e poi con Pietro che vuole coinvolgere Giovanni e Marta nel disegnare tanti cartelli da mettere in un banchetto per distribuirli a tutti, domani. E con la mamma che cerca di trovare vie d'uscita praticabili senza smorzare l'entusiasmo ma salvando l'idea originaria di andare a fare i turisti per Roma con la cuginetta... 

Bello e brutto

(dopo 3 ore di attesa in varie tappe)

Pietro: ma loro pensano che questo è un posto bello? E' proprio per quello che è brutto!
Mamma: cosa?
Pietro: vedi che è nuovo, tutto colorato... così tutti lo vedono e pensano che questo posto è bello. E quindi ci vengono. Così qui ci sono troppe persone e dobbiamo aspettare troppo tempo e quindi il posto diventa brutto!


L’Ufficio di mamma e papà visto da un bambino di 5 anni e mezzo

Per terra sembra che ci hanno versato il pepe.

Ha tante stanze che per trovarle ci vuole la mappa. Quindi è come un labirinto. Però fiorito, perché ci sono i cartelloni colorati. 

Al piano in cima c'è una pistola ad acqua che spara acqua frizzante (però non è a forma pistola ad acquale, è a forma di macchinetta del caffè).

In cima c’è un terrazzo che si vede pure il cielo.

C'è la fotocopiatrice che dentro ha cento mani, perché tutti i bambini che passano ci lasciano la foto delle mani. (E comunque le mani le sa disegnare benissimo).

Le persone sono belle. Di lavoro perdono dei fogli, poi lì cercano, poi li ritrovano.

In ufficio di papà c'è appeso Volverine. Forse perché devono combattere con i cattivi.

L’ufficio di mamma è il più brutto. Perché è da sola. Però per fortuna può aprire la porta.


NdR: Papà che nel suo ufficio ci fosse Volverine l’ha appreso in quel momento. Praticamente, supereroe a sua insaputa.